giovedì, giugno 05, 2008

Risposte alle domande degli "amici-di-blog": Gongyo



Perché facciamo Gongyo, per di più in una lingua che non conosciamo?



In generale, si può dire che l'Oriente ha sviluppato una conoscenza e una tecnica molto diverse dalle nostre, focalizzate sull'interiorità dell'uomo più che sul suo sviluppo materiale - pur così importante e necessario. Parte di queste conoscenze riguardano il potere del suono come strumento di modificazione degli stati mentali: da qui i cosiddetti "mantra". Anche il nostro rosario, probabilmente, ha la funzione di calmare la mente, di facilitare esperienze mistiche o di abbandono al divino. Rivolgendoci ad una impostazione religiosa orientale però, oltre che agli effetti psicofisici delle litanie e dei suoni mantrici, che è bene conservare con le caratteristiche originali con cui sono stati appositamente concepiti, abbracciamo anche una impostazione filosofica, un tipo di concezione della vita che quei suoni veicolano.
Per fare un esempio, forse più comprensibile: se pratichiamo lo Yoga non stiamo semplicemente facendo ginnastica, anche se la nostra ginnastica occidentale ha in parte gli stessi effetti e obiettivi. Facendo Yoga abbracciamo anche un particolare punto di vista che coinvolge una trasformazione del nostro modo di porci verso l'esistenza. Non servirebbe "tradurre" lo Yoga in una forma ginnica occidentale, come non vale l'obiezione: “esistono tante forme di ginnastica o di sport in occidente, perché andare a scegliersi una pratica indiana?” Evidentemente si sceglie quello che si ritiene di poter condividere e che si sente che ci fa bene...

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