giovedì, maggio 11, 2006

Sintonia.


Praticare è una questione di sintonia. Non si tratta di recitare questo o quel mantra, oppure di fare questa o quella meditazione. Naturalmente la tecnica scelta riveste la sua importanza: non è privo di valore - tanto per fare un esempio banale - ripetere a lungo e con partecipazione mentale "pace, pace", oppure "amore", oppure "volontà": ognuna di queste parole rappresenta un mondo, un'intenzione, una concezione di vita. La concentrazione sull'una o sull'altra tenderà a portarci in una specifica direzione, a sperimentare ed elaborare la nostra vita in quel senso. Ecco perché non tutte le tecniche, non tutti i mantra, non tutte le preghiere sono uguali, come qualcuno sostiene! Si tratta di medicine differenti, con indicazioni, posologie e - magari - anche controindicazioni ed effetti collaterali diversi. Ritorniamo, però, alla sintonia di cui scrivevo all'inizio: praticare un determinato tipo di meditazione non è soltanto un atto formale, meccanico; piuttosto è la ricerca di una giusta tensione interiore, di una sintonia appunto. All'inizio, quando si apprende una determinata tecnica, si è molto concentrati nell'imparare e si entra naturalmente in accordo con l'intenzione della pratica: a ciò contribuisce il fascino della scoperta, il mistero insito in ciò che si sta abbracciando. Poiché, però, si cambia continuamente, man mano che si diventa esperti si perde la freschezza del principiante e le cose rischiano di isterilirsi: l'esperienza accumulata e la conoscenza, come sempre, tendono a distruggere la spontaneità e la vita. A questo punto l'allievo progredito può diventare rigido, fanatico: per cercare di non perdere quello che crede di avere acquisito, comincia a lottare con i suoi sentimenti negativi, con i dubbi, con la noia, magari senza neanche rendersene conto. La sua rigidità può arrivare a coinvolgere i rapporti con gli altri, si manifesta nel voler imporre loro proprio quelle convinzioni che egli stesso sta perdendo: in questo gioca un ruolo importante la paura. Come sempre la chiave è la consapevolezza. Rendendosi consapevoli di tutto questo meccanismo mentale, il praticante può dirigersi nella direzione dell'approfondimento della sua pratica e della ricerca di una sintonia più intima con essa, meno formale e più sostanziale. Quella sintonia, in questa fase, è in sé illuminazione...

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