lunedì, novembre 29, 2010

Domanda sul "vero" buddismo.


Spesso si sentono o si leggono dei riferimenti al buddismo di Nichiren Daishonin che lo qualificano come "vero" buddismo, oltretutto in modo palesemente autoreferenziale perché sono gli stessi praticanti di questo buddismo ad utilizzare tale espressione! In effetti sono un pò perplesso al riguardo. Forse si intendono indicare le altre scuole o correnti nell'ambito del buddismo come delle contraffazioni? Francamente credo che nessuno possa dirsi detentore della verità assoluta. Che ne pensi?

In proposito non posso che offrire le mie personali riflessioni. Voglio precisare che non essendo questo blog direttamente collegato alla Soka Gakkai se non per il fatto che ne sono membro, ciò che esprimo non è l'opinione ufficiale dell'organizzazione ma il mio pensiero di praticante. Detto ciò, riguardo alla questione posta osserverei che normalmente le definizioni che utilizziamo in italiano sono derivate o tradotte dal giapponese. Immagino che anche per "vero" buddismo sia la stessa cosa, così come accade per l'espressione "vero" insegnamento (hon-mon), contrapposta ad insegnamento "provvisorio" (shaku-mon), "vero" Budda (hon-butsu) e Budda "transitorio" (shaku-butsu). Ciò che è stato tradotto con "vero" nei casi citati sarebbe più propriamente traducibile con "originale", e si riferisce all'insegnamento che Shakyamuni rivela nel Sutra del Loto: quello che "originariamente", cioè in maniera innata, la natura dell'illuminazione è presente in ogni essere vivente. Un altro possibile significato di "vero" potrebbe essere quello che contrappone il "vero" insegnamento a quelli "provvisori". Anche questo concetto origina dal Sutra del Loto, dove Shakyamuni dichiarò di non avere - fino a quel momento - detto la piena verità, ma rivelato solo insegnamenti provvisori il cui scopo era di direzionare verso la verità senza però dichiararla apertamente. Quale era questa verità? Sempre quella già espressa: che tutti gli esseri sono potenzialmente dei Budda e anche che Shakyamuni stesso non è che una manifestazione del Vero Budda, il Budda Eterno, cioè della coscienza illuminata intrinseca alla vita universale. Quando si dice "vero" buddismo, dunque, non lo si fa per esprimere una concezione elitaria ed esclusivista della propria pratica o per avversare altre scuole buddiste; piuttosto si vuole alludere all'insegnamento contenuto nel Sutra del Loto e alla sua ulteriore elaborazione da parte di Nichiren Daishonin, che ha inteso porre l'essenza "originale" del Budda a disposizione di tutte le persone comuni, uomini e donne, senza alcuna distinzione o discriminazione. In breve l'espressione "vero" buddismo intende indicare la verità che tutti possediamo il potenziale dell'illuminazione e che tutti possiamo manifestarlo.

1 commento:

Sheoll ha detto...

Vorrei sapere l'opinione del Buddismo riguardo l'eutanasia ed il suicidio di cui sempre di più si sente parlare.
Nello specifico vorrei fare alcuni esempi pratici.
- Nel primo caso una persona è malata di cancro incurabile allo stadio terminale con una aspettativa di vita di poche settimane.
- Nel secondo caso la persona è oramai completamente paralizzata nel letto per sclerosi multipla ma con una aspettativa di vita ancora di diversi anni.
- Nel terzo caso la persona è malata di alzaimer con brevi momenti di lucidità ma con una aspettativa di vita di molti anni.
- Nel quarto caso la persona è fisicamente sana ma profondamente depressa.
Tutti e quattro sono malati, chi a livello fisico, chi psicofisico e chi solo psichico, tutti decirono di togliersi la vita accomunati da un unica idea: che per loro la vita non abbia più alcuno scopo né possa averlo in futuro.
Ora vorrei sapere se per il buddismo l'idea di porre fine alla propria vita in questi casi sia un gesto sbagliato e se possa influire negativamente o positivamente sul carma e prolungare il ciclo delle rinascite ritardando il raggiungimento dell'illuminazione.