mercoledì, novembre 23, 2005

Nichiren Daishonin.


Nichiren parla di sé in modi molto differenziati, a seconda dell'interlocutore cui si rivolge, a seconda se stia scrivendo una lettera o un trattato e, presumibilmente, in accordo con i vari periodi della sua vita. Abbiamo, allora, un Nichiren che - forse - si identifica con Jogyo, la 'guida dei Bodhisattva della Terra', oppure si sente il 'Devoto del Sutra del Loto' in attesa della manifestazione dello stesso Jogyo. Altre volte egli si riconosce come un discepolo appartenente ad uno dei gradi inferiori della via dello studio. Poi è lo Shramana del Giappone, oppure è ne è il Maestro, Sovrano e Genitore. Dice di essere una persona comune di casta inferiore, piccolo, brutto e di comprensione limitata. Afferma di essersi illuminato da solo, oppure di aver raggiunto la buddhità, ma prega l'interlocutore di tenere l'informazione segreta. Talvolta, invece, vorrebbe raggiungere finalmente l'illuminazione in un giorno futuro, e spera - oppure si dice certo - di incontrare Shakyamuni sul Picco dell'Aquila. In certi trattati si descrive metaforicamente come un saggio solitario, sereno e pieno di comprensione, oppure come un nobile ospite. Non sa quali siano le sue passate incarnazioni, ma pensa di aver assistito alla Cerimonia dell'Aria. Certe volte dubita di sé, non sa se la sua ricerca abbia colto nel segno, altre volte sente che non si è inventato nulla, che ciò che ha capito è più grande di lui, che lo trascende. Cita i Sutra e ricerca nei testi canonici del buddhismo per dimostrare il suo punto di vista, ma sarebbe disposto a cambiare opinione qualora qualcuno gliene argomentasse la ragione in modo convincente e fondato. E' felice nei momenti più difficili e disgraziati perché è sostenuto dalla fede, ma talvolta piange e si commuove pensando al suo destino, a quello dei suoi genitori, degli amici. Scrivendo lettere accorate e piene di affetto a volte identifica i suoi stessi discepoli - o comunque le persone che gli sono vicine e lo aiutano - con dei Buddha o Bodhisattva. Vede in essi Shakyamuni redivivo, oppure la reincarnazione di suo padre e di sua madre. Qualche volta dice ad altri che essi stessi sono la Torre Preziosa e, quindi, conseguentemente, dico io, l'incarnazione della Legge o del Buddha Originario. Chi è Nichiren? Sicuramente un uomo solo, un rivoluzionario, forse un sognatore che combatte con caparbietà contro i mulini a vento del suo tempo. La sua forza è la fede in ciò che ritiene di aver trovato negli insegnamenti buddhisti. Egli stesso frequentemente non sa bene perché deve avere il ruolo che ha, e allora trova conferme nei trattati e nei Sutra: è convinto che la sua epoca abbia in sé un'urgenza, un bisogno di rinnovamento, di un recupero, e vede solo in sé stesso colui che possiede la chiave. Questo lo sconcerta un pò: non doveva apparire il Bodhisattva Jogyo? Invece egli è solo. Allora forse è lui stesso Jogyo! Però è strano, egli osserva, perché la sua pratica è imperfetta, discontinua, la sua voce è flebile. Però, si dice, poiché sono perseguitato a causa del Sutra del Loto, io dedico ad esso la mia intera vita. Quindi lo vivo. Quindi lo incarno, lo rappresento. E lo fanno anche i miei discepoli. Come vogliamo considerare quest'uomo sofferente e caparbio, felice della sua fede eppure in costante rielaborazione delle sue convinzioni? Per sua stessa ammissione non ha virtù eroiche particolari, al di là del coraggio di affrontare l'opposizione alle sue idee. Non ha poteri o veggenze speciali. Non vede nel passato o nel futuro, ma riflette e deduce. In breve è un uomo normale ma, per certi versi, è un Maestro: ha una visione ideale, indica qualcosa che ancor oggi - pur essendo stata rielaborata più volte durante i sette secoli che ci separano da lui - sembra avere un senso profondo. Francamente non sembra un Bodhisattva o un Buddha per come normalmente vengono rappresentati. Non ha il sorriso serafico e l'impassibilità enigmatica e super-umana delle statue buddiste. Appare perfino un pò fissato, caparbio, un Savonarola alla maniera giapponese. Eppure la sua fissità potrebbe essere interpretata come l'ostinazione di chi propone l'essenziale, oltre i riti, oltre le speculazioni e il potere delle religioni: la semplice dedizione alla Legge Universale e ad un Buddha che non è soltanto Shakyamuni, ma è coesistente con la Vita...
In definitiva, poi, com'è davvero un Buddha? Come agisce, come si comporta e respira? Forse potrebbe essere una persona insospettata, il nostro vicino, senza i caratteri fantastici e immaginifici dell'idealità. E un Buddha, se lo è davvero, non è forse - per ciò stesso - il Buddha Originario? Non si identifica in lui, se non altro perché ha raggiunto quello stato di coscienza dove tutto è Uno e dove la Legge Universale si fonde con la vita individuale?

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