lunedì, novembre 14, 2005

Nuovo anno cinese.


Trovo il capodanno estremo-orientale molto equilibrato: non si basa soltanto sul ciclo solare, ma anche su quello lunare, in perfetta armonia yin-yang. Inoltre pone l’inizio dell’anno e anche della primavera a metà strada fra il solstizio invernale e l’equinozio primaverile, a partire dalla luna nuova più vicina a quel momento, e questo inizio si percepisce concretamente: qualcosa nell’aria, le prime gemme, un’apertura. La celebrazione del capodanno è connessa con il rinnovamento, linea di demarcazione fra passato e futuro e sintonia con il presente. Direi che il valore più importante legato all’inizio del nuovo anno coincide con il principio buddista di honnin-myo, “da adesso in poi”, cioè il principio della “vera causa”: rapportandosi con le profondità della vita la coscienza può operare un rinnovamento che prescinde dal passato e, in un certo qual modo, anche dal futuro, dando un nuovo impulso e una nuova direzione al ciclo karmico. Non sempre crediamo di poter cambiare qualcosa, tanto meno di poter rivoluzionare radicalmente la nostra esistenza. Troppo ‘buon senso’ ce lo impedisce, ma il buon senso si basa sul tempo, sul conosciuto. Il ciclo samsarico è il tempo, mentre l’Illuminazione costituisce un oltrepassamento di detto ciclo, una sfida impossibile e paradossale: quella di non limitarsi al meccanismo grigio della ripetizione, del reiterare, ma riuscire a concepire nuovi e più luminosi punti di vista, comportamenti, destini. Si tratta di libertà. La libertà di vivere nella limitazione e nell’incertezza senza esserne sopraffatti, con saggezza, conservando la purezza dell’energia vitale e scoprendo un’intima felicità. Quella che deriva dalla mistica consapevolezza del nostro vero io e dell’eternità della vita.

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