
Nell'induismo - area religiosa e filosofica dove, direi per definizione, se ne sa parecchio sui Guru, sui Maestri spirituali - si dice che ne esistono di due tipi: Upaguru e Sadguru. 'Upa' significa in sanscrito 'verso', 'prossimo' ad una certa cosa. Dunque 'Upaguru' è prossimo al Guru, oppure conduce al Guru, ma non è propriamente il Guru stesso. Quest'ultimo è 'Sad-Guru', cioè il 'Vero Guru'(sad=sat=verità, essenza). Sebbene talvolta nell'induismo - in accordo con la dottrina dell'Avatara (l'incarnazione divina) - il Sadguru sia identificato con una persona, vi si dice abbastanza chiaramente che in realtà il Vero Guru è presente in ogni essere vivente, cioè è il Sé, Dio stesso, il Purusha, il Brahman. Upaguru sono tutti quei maestri che ci aiutano a trovare la strada e a riconoscere gli insegnamenti del Maestro Supremo. Talvolta Upaguru è la vita nei suoi eventi, talaltra può essere un insegnante, una guida in grado di ispirarci.
In linguaggio buddhista, riportando il concetto, possiamo dire che ogni maestro 'esterno' è un 'maestro provvisorio', un'immagine parziale del Maestro. Il Vero Maestro è il Buddha Eterno e Originario, che nella sua personalità 'storica' - Shakyamuni - è anch'egli incompleto, perché ci parla da fuori di noi. Possiamo e dobbiamo avvalerci di guide provvisorie, che ci sono molto utili fin quando non riusciamo da soli a prendere contatto con il Sé in noi. Ben vengano: dobbiamo rispettarle ed essere loro grati. Anche in psicologia è ben nota l'importanza (come anche i limiti e la pericolosità) del 'transfert' (il rapporto terapeuta-paziente, analogo a quello maestro-discepolo), evento considerato indispensabile per la riuscita della 'terapia'. Ma dobbiamo anche prendere coscienza che la funzione più alta delle guide e dei maestri è quella d'indicarci la Via verso il Sad-Dharma e il Sad-Guru, cioè per renderci capaci di diventare Sovrani, Maestri e Genitori di noi stessi.
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