lunedì, dicembre 05, 2005

Vegetarianesimo.



Sono vegetariano da 30 anni. Ho cominciato a desiderare di non mangiare più carne che avevo 16-17 anni. L'idea era ispirata dai miei molteplici interessi riguardanti la spiritualità orientale, lo yoga, eccetera. Improvvisamente volli cambiare alimentazione e in famiglia nacque il putiferio: pensarono che sarei andato incontro a qualche grave carenza, che mi sarei ammalato. All'epoca, a livello di cultura comune, non si sapeva neanche bene cosa significasse la parola 'vegetariano', una cosa ignota, misteriosa. Mia madre mi portò - ancora oggi non so bene perché in quanto non era religiosa - da un medico che era anche un monaco cattolico, forse pensando che ero preda di una qualche forma di crisi mistica che solo un prete poteva riuscire ad arginare. Il dottore-monaco disse che mi capiva, sì, che anche lui amava tanto le bestie, ma sapeva che Dio ha messo a disposizione dell'uomo tutto della natura, animali, vegetali... Aggiunse - per rinforzare la sua argomentazione con un esempio concreto - che un agnellino è taaantobello e carino, gli si può voler bene, ma... quanto è buooonooo..! Ebbene, se anche potevo avere, in quel momento, dei dubbi sulla mia scelta, istantaneamente furono dissipati del tutto: nulla avrebbe potuto più farmi recedere dal mio proposito di diventare vegetariano! Avevo trovato un 'ichinen' (determinazione) incrollabile. Oggi, dopo tanti anni, sono molto felice della mia decisione, che ancora perdura e si rinnova di giorno in giorno. Mi sono trovato bene e ritengo che anche la mia salute ne abbia tratto giovamento. Soprattutto devo dire che per me non è stato e non è un sacrificio e non credo che sia giusto farsi violenza: se desiderassi mangiare della carne, probabilmente lo farei. Se mi reprimessi porterei con me un desiderio inappagato, qualcosa di irrisolto. Sono ben consapevole che la nostra, soprattutto in occidente, è una cultura carnivora da centinaia di anni: non è semplice tagliare le proprie radici, sradicarsi da abitudini che, probabilmente, sono sedimentate nell'inconscio della razza. Quando si reprime qualcosa, bisogna sapere che, in un modo o nell'altro, la natura si ribella, si 'vendica': quindi non consiglio a nessuno di diventare vegetariano se non è ben sicuro di sentirsi bene nella sua scelta. Secondo il mio parere, però, una riduzione del consumo di prodotti animali fa comunque bene all'organismo. Personalmente, infine, non sarei capace di uccidere degli animali per mangiarli, né potrei sopportare di vederne le sofferenze, anche se inflitte loro da altri: questo rimane, ancora oggi, il motivo principale del mio vegetarianesimo. Tuttavia sono consapevole che anche i vegetali soffrono, magari ad un livello diverso degli animali: si tratta di organismi più semplici e, comunque, concretamente, un... pomodoro riesco ancora a coglierlo. So che respirando o camminando uccido milioni di batteri. So che se compro delle scarpe di pelle, quella pelle è di animali uccisi e, quindi, partecipo anch'io in qualche modo alla cultura del mattatoio. Non posso evitare completamente le contraddizioni. Credo che l'importante sia che ognuno cerchi di avvicinarsi quanto più possibile a ciò che ritiene giusto per sé, interrogandosi sempre, di momento in momento, ed essendo sempre pronto a cambiare. Al contempo non mi sembra il caso di giudicare gli altri, o di pensare che essi debbano comportarsi secondo i nostri parametri personali. Ognuno di noi è qui, su questo piano di esistenza, per sperimentare con la propria vita e per imparare.

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